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Là dove osano gli angeli (seconda parte - Addis Abeba)
Arrivo alla guest house e l’alloggio è confortevole. Situato nel distretto di Bole, quello più ‘occidentale’, è gestito da giovani, pulito ed aleggia pure buona musica, come del resto lessi nelle recensioni prima di partire.
Dopo essermi rifocillato, esco a far due passi per la città. Via Nabibia, via Capo Verde, Via Ghana … interi viali dedicati ad altre nazioni. Una città dalla mente aperta, penso, non a caso sede dell’Unione Africana, un’organizzazione internazionale e area di libero scambio, fondata da Haile Selassie I, comprendente tutti i Paesi africani. Praticamente, la capitale dell’Africa.
Non è probabilmente in miglior periodo per Addis Abeba. E’ una città che soffre per le guerre che la circondano e c’è molta gente impoverita a chiedere l’elemosina, ma resiste e si sostiene con spirito divino. Aiutare tutti economicamente è impossibile ed allora intuisco sia il caso di tirar fuori il claun che c’è in me, per vedere di riuscire a strappare almeno qualche sorriso. D’altro canto sto ricevendo tanti sorrisi e incoraggiamenti dalle persone che se la cavano meglio, felici di vedermi in giro.
Giunte le sei di sera, cala il sole e iniziano i canti dalle chiese cristiane ortodosse, a maggioranza, e dalle moschee. La città pare unirsi in un unico spirito, per le dodici ore di buio.
Il viaggio è stato lungo, passerò una serata tranquilla in albergo, per poi andare a letto presto. Dopo aver lottato con le zanzare, decido di far pace con loro e mi addormento. Già un miracolo, visto che mi pareva, come dicevo nel paragrafo precedente, di non dormire da anni.
L’indomani alle 6.00 del mattino, con il sorgere del sole, ricominciano i canti dalle chiese ad unire la città per la giornata.
Mi sveglio ed ho la piacevole sensazione di sentimi integrato nella comunità.
(continua …)